mercoledì 16 giugno 2010

Giudizio e provocazione

Cari amici,
chi ha reagito, o chi ha fato finta di niente. Chi se l'è presa con il redattore. Chi invece è uguale lo stesso. Per non continuare ad essere completamente autoreferenziali voglio iniziare ad aprire questa mia nuova "sede" virtuale a un lavoro di giudizio. Giudizio, prima di ogni tipo di oiperatività. Lasciamo l'operatività alla solito caos di tutti i giorni. Lasciamo in questo spazio l'unica operatività del giudizio. Altri sono i luoghi delle opere. E in questi luoghi tutti noi abbiamo il desiderio di imparare la vita. L'educazione tramite le opere e non tramite le parole.
Bene, questa sede fatta solo di parole, e poche e confuse immagini, vuole essere l'altro luogo. Dove il frutto dell'educazione si gioca con le parole, i concetti e i pensieri e le provocazioni, che la realtà continuamente ci offre.

Abbiamo parlato di Beppino Englaro e della sua presenza a San Benedetto sabato scorso, mentre noi stavamo preparandoci al Pellegrinaggio Macerata-Loreto.
E, non sapendolo Beppino Englaro ha parlato di noi, e parlando di noi ci provoca.
Riporto dall'unica fonte di notizie sull'incontro che, visto la scarsa attenzione della stampa on line, non dovrebbe aver avuto poi un grande seguito: "Ci congeda, dopo un ricco dibattito, lamentando l’assenza di un contraddittorio che chi lo osteggia mai ha cercato realmente". Insomma, lamenta il caro e sofferente Peppino, che nell'incontro non c'era un adeguato contraddittorio, ovvero non aveva nessuno che lo "osteggiasse".
Ha avuto per contro qualche persona che camminando sulle strade della Provincia di Macerata, che anche lui ha fatto "a tappe forzate", ha semplicemente pregato per lui. Senza polemica, senza cercare di osteggiarlo, senza fomentare quella vis dialettica fine a se stessa che lo ha reso mediaticamente affascinante, ma ne ha creato più una macchietta da tv che quello che realmente è: un padre che ancora fa i conti con la malattia e la morte di una figlia che ha semplicemente deciso di non accettare, ha semplicemente deciso di non guardare come vita.
La frase forse più suggestiva, oltre alla sua provocazione finale, è stata questa: "ora non potete dire di non sapere…". Certo, ora che lui ha detto la sua verità, ora che il sig. Beppino ci ha introdotto alla verità del diritto al fine vita, ora sì che conosciamo. Ora sì che sappiamo.
Peccato che il percorso della ragione, il desiderio della mia ragione non ammetta una conoscenza che non sia prima di tutto mia, e sopratutto non ammetta una conoscenza che non ammetta un vaglio, un giudizio un paragone tra ciò che chi pretende di comunicare la vertià dice, ciò che il cuore realmente desidera e ciò che la realtà suggerisce e ci fa incontrare.
Bene... Basta... La mia vuole essere solo una provocazione, come al solito tropoo più lunga del mio pensiero.
A questo punto vi invito... se qualcuno ha voglia e tempo, idee per mettere in comune pensieri e giudizi. Come si dovrebbe fare per cercare di volare in alto, con le stelle e tra le stelle. Cerchiamo di discutere sui temi e sulle provocazioni che la storia di Beppino Englaro ci suggerisce.
Utilizziamo le nostre fonti, i nostri giudizi ufficiali e pubblici, utilizziamo la rete per conoscere quello che relamente dice Beppino Englaro, ma sopratutto iniziamo a discutere, per non finire a guardarci come nella foto sotto.
Ciao
La Mongolfiera

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