venerdì 2 luglio 2010

Il nostro programma di azione

Cari amici,
ho il piacere di riportarvi questo dialogo postato al "Messaggio nella bottiglia" che ho lanciato all'inizio. Ve lo riporto qui, oltre perché chi ha risposto alla provocazione merita un ringraziamento aperto e non nascosto nei meandri della rete, anche perché rappresenta un vero e proprio programma e metodo dell'azione che questa piccola e agitata Mongolfiera intende promuovere.
Vi ricordo il lavoro che ci siamo proposti e come al solito aspetto sveglie e non sentimentali reazioni...

ANONIMO SCRIVE:
Il problema è che non mi devi raccontare un modo diverso di guardare le cose perchè su questo ognuno di noi è maestro soprattutto quando l'opinione è il pane dei rapporti, direi meglio è l'unico motivo dei rapporti e degli scontri. Mi devi raccontare delle cose, della rottura che sono, della novità che sono, dello scampiglio che sono, dei sentimenti che generano, dei ragionamenti che generano, di cosa provocano, del desiderio che muovono, della volontà di capire curiosa che spingono, questo mi emoziona, su questo posso lottare solo per difendere qualcosa che c'è non un mio pensiero, un mio futuro pensato ma un presente che cambia. ciao

LA MONGOLFIERA RISPONDE:
Caro Anonimo,
come mi dispiace risponderti solo tramite questo post e non direttamente...
Ti ringrazio perché hai delineato alla mia meente vorticosa e confusa un vero e proprio programma di azione.
Hai ragione occorre superare l'opinione, e partire dalle cose da ciò che generano, dalla rottura che sono, dallo scompiglio che sono, dei sentimenti che generano dal desiderio che muovono e (sopratutto, questo manca nel tuo elenco, ma per me è l'emento più decisivo perché si possa parlare di "esperienza") della presenza che fanno scoprire e del cambiamento che generano.
Per far questo ho bisogno di cuori desti come il tuo, "Anonimo", con una delicata accortezza.
Il luogo che sta confusamente ri-nascendo, non vuole sostituire o cambiare alcun altro luogo presente nella nostra vita. Non ha alcuna pretesa di sostituirsi al cammino personale di ognuno. Non è il luogo dell'opera, non è il luogo della educazione (intesa in senso strettissimo di educazione alla fede), vuole essere un luogo di riflessione e di parola. Non è un caso se la sua casa è fatta di bit e di parole... Questo vuole essere il luogo della parola del giudizio sulla provocazione che la realtà civile, sociale, culturale e sociale ci propone. Per questo sì, si partirà sempre da fatti. Ma non dai sentimentali fatti dell'esperienza quotidiana, bensì da alcuni fatti capaci di destare più apertamente una riflessione e un giudizio appunto, "culturale". Siamo partiti dalla presenza di Beppino Englaro a San Benedetto, stiamo continuando con le provocazioni della Festa dei Tipi Loschi del Beato Piergiorgio Frassati, continuiamo sul fatto che è la pubblicazione in Italia (dopo settanta anni!) della prima Opera di G.K. Chesterton e continueremo su questo tipo di fatti. Fatti che a molti non interessano. Fatti che possono anche sembrare inutili e supreflui. E che forse lo sono.
Ma in fondo, che volete, io sono una Mongolfiera, non sono stata creata proprio per dare il pane ai poveri e chi mi ha inventata certo non pensava alla mia funzionalità al bene della gioventù...
Forse pensava solo al gusto che avrebbe provato a guardare il mondo solito da un punto di vista "insolito".
Il punto di vista del cielo.
La Mongolfiera

1 commento:

  1. va bene sono con te ma i primi ad essere necessari siamo noi stessi e quindi sarei contento di sentire io,tu e altri con etichetta e senza etichetta parlare di ciò che c'è. Ciò che c'è amplia il desiderio e non la fantasia, amplia lo spessore di ciò che c'è perchè non si ferma a ciò che appare e soprattutto guarda e si è guardato la miseria che si è e non ciò che dovremmo essere e non saremo mai. Che bravo, mi dici, ma così è teoria, ma i problemi non si vedono, i veri problemi non si guardano; non è vero dai fatti i problemi si vedono tutti anche quelli imprenditoriali e ogni passo è un mattone in cantiere ma le cose accadute di cui non sei consapevole sono spesso antieconomiche. questa è la base dei colloqui perchè non si può barare non si parla di cosa penso, di cosa vedo di cosa sento do cosa mi ispira ma anche di tutto questo ma su ciò che c'è.

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